Pensi anche tu quello che vedi e
vedi anche tu quello che pensi?

giovedì 26 aprile 2012

L'amore senza youtube

Ho visto Pollo alle Prugne (http://www.mymovies.it/film/2011/pouletauxprunes/) e vorrei fare una riflessione sulla parte centrale del soggetto.
Nel 1920, in Persia, un ragazzo vede le caviglie di una ragazza e si innamora, segue le caviglie amate tra mille altre caviglie e si ritrova nel negozio di un orologiaio, il padre delle belle caviglie.
Le belle caviglie posseggono anche un bel corpo e un viso dolcissimo.
Il ragazzo e la ragazza si guardano e si innamorano.

Il ragazzo chiede alla ragazza se può passeggiarle accanto e lei dice "va bene".
Dopo qualche tempo, il ragazzo chiede alla ragazza di sposarlo e lei dice "sì, sposarmi con te mi renderebbe la donna più felice al mondo. Questo è il più bel giorno della mia vita".
Nel 1920, in Persia, per sposarsi bisogna chiedere il permesso al padre; il padre dice "no, mai, mia figlia non sposerà un artista" (il ragazzo è un violinista).
Il ragazzo esce di scena giurando al padre che mai avrebbe dimenticato sua figlia.
Nella scena successiva, la ragazza, sotto una pioggia scrosciante, si reca a casa del giovane amato e tutti noi pensiamo "menomale, ha mandato a quel paese il vecchio padre".
Ma non è così: la ragazza vuole vedere l'amato un'ultima volta. Non si può scontentare il padre, ne morrebbe.
In effetti i due non si rivedranno più (quasi più), non si dimenticheranno mai, vivranno due viete infelici e tormentate, traboccanti d'un amore fatato, sospeso, contrastato e, per tutti questi motivi, puro.
Una storia triste, ma nobile.
Così mi è venuta nostalgia delle storie tristi e nobili, una nostalgia del mai visto e del mai provato, una nostalgia e un'amarezza per tutto quello che sarà la mia vita e la vita delle mie figlie.
Mi è venuta nostalgia per un uomo che non si dimentichi mai e che mai possa essere dimenticato; un uomo che per vent'anni, nei teatri di tutto il mondo, faccia risuonare la donna amata tra le corde del suo violino.
Una storia d'amore sospesa, epica.
Certo, nella Persia del 1920 non c'erano facebook, what's up, google, youtube, skype.
Nell'Italia del 2012 credo che gli amori contrastati abbiano ancora la possibilità di esistere, ma gli amori sospesi no. Una tensione che dura vent'anni oggi no, non è possibile.
Oggi, la ragazzina che si innamora di un violinista e non può seguirlo in giro per il mondo perché deve ancora finire il liceo, può ricorrere a youtube, può ascoltarne le performance, può vantarsi con le amiche "è me che suona".
Ogni sera la ragazzina e il violinista parleranno a lungo su what's up, si baceranno su skype attraverso lo schermo; lei controllerà il suo profilo facebook tre volte al giorno e lui farà lo stesso con lei; lei gli controllerà le amicizie femmine; lui  le commenterà le foto "bella qui, dove sei? chi è quello?".
La concretizzazione dell'amore è una conquista, non sono reazionaria, non voglio tornare ai padri che dicono no e al "volevo vederti un'ultima volta";  ma se abusiamo dei nostri privilegi di generazione del 2000, non troveremo mai un uomo che per vent'anni farà risuonare di noi le note del suo violino.
Se è vero che l'arte si nutre di desideri, aspirazioni, ricordi, amarezze, dolori e sospensioni, allora riscoprire un po' della purezza del 1920, forse, aiuterà l'arte a non morire.

Vi saluto con un video che probabilmente avete già visto e che intitolerò: Nostalgia della Persia.




domenica 22 aprile 2012

Il tapis roulant di Penelope

Dialogo sul tapis roulant

Due donne sul tapis roulant, non lo stesso.
Due donne con capelli rossi, una più giovane e l'altra meno giovane.
Una parla e l'altra dice "certo".

UNA- Non ne posso più.
L'ALTRA- Certo.

giovedì 19 aprile 2012

Fotografami

Fotografami.
Che sono brutta che sono bella che sono così.
Oddio, sono così.
Davvero sono così?
Fammi vedere come sono venuta.
Taggami.
Perché nelle foto
fai sempre le facce?
Mi fa paura, la macchina fotografica mi fa paura.
Non voglio guardarmi.
Fammi vedere, non voglio
farmi vedere.
E tu che stai dietro la macchina fotografica mi fai paura.
Mi vuoi uccidere, mi vuoi sparare.
Per questo mi guardi
da dietro la macchina fotografica.
Fotografami.

martedì 17 aprile 2012

Non potevi startene tranquilla?

Mi hanno chiesto di cosa voglio parlare in questo Blog, mi hanno implorato di non farne un Blog femminista, mi hanno detto "di qualcosa dovrai pur parlare".
Sì, di solito quando si apre un Blog c'è la necessità di parlare, ma
il mio interesse non è tanto per il cosa quanto per il come.
Questo è un Blog che parla di uno sguardo, di un punto di vista femminile, il mio.
Proporzioni sballate da occhi viziati
C'è una scuola di pensiero che dice: l'oggetto prima di tutto, osserva con sguardo puro, vergine e non viziato da giudizi o opinioni affinché la realtà emerga con forza ed efficacia.
Non è la mia scuola.
Il mondo esiste perché io lo guardo, lo creo.

lunedì 16 aprile 2012

CLEOPATRA

Domani vado al Piccolo a vedere Giulio Cesare (http://www.piccoloteatro.org/i/it/spettacoli/2011-2012/giulio-cesare/giulio-cesare.html).
Penso a Giulio Cesare e mi viene in mente Cleopatra.
Cleopatra vista da due Maestri indiscussi : Dante e Shakespeare; e da un un Maestro un po' più discusso: Testori.
Dante la racchiude in un verso:
"Poi è Cleopatràs lussuriosa"
Shakespeare ce la racconta in cinque atti, indugiando a lungo su quanto a Cleopatra piacesse piacere agli uomini:

domenica 15 aprile 2012

I nostri modelli

Una mia amica, che chiameremo Lu, mi ha detto "i miei modelli sono tutti modelli maschili".
Accidenti, c'è qualcosa che non va.
Ho appena scritto un testo teatrale dove ci sono 12 personaggi: 10 uomini e 2 donne; delle due donne, una è costretta a travestirsi da maschio per aver salva la pelle, per sperare in un futuro migliore, per crescere, per trovare il suo posto nel mondo; l'altra si porta addosso tutto il suo essere donna, ingenuamente, e per questo viene punita: gli uomini se la mangiano. La corteggiano, non accettano il rifiuto, la circondano, la violentano.

Volevo fare un blog ma ero titubante

Volevo fare un blog ma ero titubante

Voi siete titubanti? Quanto titubate in media al giorno?
Una mia amica, che chiameremo Gins, in piazza Piola, sotto la pioggia, mi ha detto "ho deciso che d'ora in poi se sarò indecisa se fare o non fare una cosa, la farò".
Sempre la mia amica Gins, tornando in motorino dopo un dopo-cena tra amiche al Decanter, mi ha detto "mi piacciono tanto questi nostri monologhi della vagina".
Anche a me piacciono i "monologhi della vagina", ma i dialoghi mi piacciono di più
Anche a voi capita, durante a una cena fra amiche, di urlare e basta? Urlare, urlare, urlare ... la gara a chi urla di più. Non è questione di cattiveria o maleducazione, il fatto è che abbiamo tanto da dire; e "dire" davanti a un tavolo di amiche scatena alchimie strane, ci porta fuori tema, ci fa dimenticare quello che volevamo ... dire,ci fa ricordare una cosa che non avevamo mai neanche pensato.
Avete voglia di urlare insieme a me, sul mio Blogghe da donna? Io ho voglia di ascoltarvi.