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domenica 15 aprile 2012

I nostri modelli

Una mia amica, che chiameremo Lu, mi ha detto "i miei modelli sono tutti modelli maschili".
Accidenti, c'è qualcosa che non va.
Ho appena scritto un testo teatrale dove ci sono 12 personaggi: 10 uomini e 2 donne; delle due donne, una è costretta a travestirsi da maschio per aver salva la pelle, per sperare in un futuro migliore, per crescere, per trovare il suo posto nel mondo; l'altra si porta addosso tutto il suo essere donna, ingenuamente, e per questo viene punita: gli uomini se la mangiano. La corteggiano, non accettano il rifiuto, la circondano, la violentano.

Nel saggio Centauri. Mito e violenza maschile, edito da Laterza, Luigi Zoja afferma che "Lungo l'evoluzione naturale, l'identità femminile è relativamente stabile ... l'identità maschile è più recente, legata alla società e alla storia ... è molto meno definita e assai più fragile. Uno dei motivi che può aver portato al dominio maschile è il bisogno di negare questa precarietà."
Nel saggio in questione, che comunque vi consiglio di leggere (breve, interessante, un punto di vista maschile sulla violenza contro le donne) Zoja argomenta la sua affermazione in modo più esaustivo; ma quello che mi chiedo e vi chiedo è: mi sento stabile? vi sentite stabili? la vostra identità di donne ... è stabile?
La mia risposta è: non tanto, non molto.
Però mi guardo intorno e vedo un gran desiderio di stabilità e, soprattutto, vedo donne in cerca di identità.
Così ritorniamo all'inizio del mio discorso: chi sono i nostri modelli?
Per ricercare la nostra identità e per far si che sia "relativamente stabile", è vero, mi permetto di aggiungere: purtroppo, spesso noi donne tendiamo a ricalcare modelli maschile; come le donne del mio testo ci travestiamo da uomini oppure compiamo atti di seduzione, volontari o involontari, sempre nei confronti del sesso maschile.
O li emuliamo o li seduciamo. Per essere, per arrivare, per trovare il nostro posto del mondo.
Forse perché ci rendiamo conto che questo nostro mondo è ancora molto governato, mi permetto di aggiungere: purtroppo, dal "maschile".
Forse perché, pur non volendo tutte governare, tutte vogliamo poter parlare ed essere ascoltate.
Ora vi propongo un gioco: quali sono i vostri modelli?
Partiamo però dall'infanzia.
Chi eravate: Sabrina o Tinetta? Terry o Maggie? Chi era la vostra principessa preferita? Cenerentola, Aurora, Ariel?
Avete mai visto il film Piccole Donne? Avete mai letto il libro?
Chi volevate essere? Chi siete diventate?

Valentina.G

10 commenti:

  1. Piccole Donne?
    Ho letto quel libro almeno dieci volte da bambina.
    E mi sentivo vicina a Jo, ovviamente. Volevo scrivere come voleva lei.

    E a scrivere ci provo ogni giorno. L'ho fatto anche per lavoro, ma lì i "maschi" tendono a voler pensare anche per te, ad imporre un "sentire" che non senti e che cerchi solo di mettere a fuoco come puoi.

    Ho scritto, da qualche parte, su un vecchio blog, delle "donne-maschio": terribili mutazioni del genere femminile.

    P.S. Visto che sei su blogger da poco (almeno credo) e visto che chi commenta (come me) incappa in un'odiosa procedura automatica di conferma dei propri commenti, vorrei invitarti a dare un'occhiata a questo post:
    http://lafavoladiorfeo.blogspot.com/2012/02/dimostra-di-non-essere-un-robot.html
    Grazie!

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    1. Grazie!
      Sì, in effetti sono fresca fresca di blogger ... adesso ho modificato le impostazioni e non dovrebbe più esserci nessun codice anti robot!

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    2. Anch'io mi sono sempre sentita vicina a Jo, ma c'è chi dice che io sia diventata Mag...

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Il mio modello era Robin Hood (sia ben chiaro, la volpe!), avrei voluto sedurlo come amante (lo so, è una volpe...) e nello stesso tempo emularlo come un fido compagno di scorribande.
    Non saprei spiegare questa mia attrazione irresistibile verso l'uomo, che si espande e dalla semplice attrazione si spinge verso l'identificazione. A volte mi scopro in un gioco infantile parlare con una mia amica di noi al maschile, ma non tanto per quella che Freud definirebbe "invidia del pene", quanto per un ritorno all'infanzia, al bambino privo di una connotazione di genere, semplicemente libero da quelle strutture emotive, cerebrali tipicamente femminile. Un ritorno all'aquilone, al secchiello e alla paletta, al divertimento sciocco e non compreso dagli adulti, segreto,esclusivo...ecco potrebbe sorgere la domanda del perchè io associ comunque tutta questa libertà e purezza al bambino e non alla bambina, ma questo temo che sia retaggio di mia madre, che mi ha cresciuto in una forzata e mal riuscita neutralità dei colori e dei giochi per il timore di vedersi comparire in casa una principessa tutta fronzoli e lapislazzuli...

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  3. Robin Hood è un gran bel modello! (Anche se Lady Cocca si difende bene).
    Sempre il mio amato Luigi Zoja, riprendendo Franz Werfel in "Frammento contro il sesso maschile" dice che la bambina che gioca con la bambola sperimenta una continuità con il proprio essere: non gioca, vive già un senso possibile della sua vita; invece il maschio, ricoprendosi di armi e di uniformi, inventa un senso che può dare, o non dare, alla sua vita. Non so se questo c'entra col tuo discorso del bambino libero e puro.
    Ma credo che comunque sia più divertente giocare ai pirati che ricoprirsi di lapislazzuli e cullare un bambolotto.
    Ma in tutto questo continua a esserci qualcosa che mi infastidisce ...

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  4. Ultimamente, leggendo una rivista scientifica di sociologia del diritto per trovare qualche informazione utile per la mia tesi, ho letto un articolo davvero interessante sul ruolo della donna. In particolare l'articolo si occupava dell'aspetto dlla devianza e della criminaità che non credo possa c'entrare con quanto da te sollevato, però mi ha colpito moltissimo una parte dell'articolo che sottolineava il ruolo profndamente determinato e limitato della donna nella società. A tal punto che la stessa infanzia prevede la riproduzione del ruolo intrafamiliare. La bambina ama cucinare, cullare il bambolotto e governare (vedi le principesse tutte lapislazzuli). Si dice che la donna abbia un ruolo di integrazione e di risoluzione dei conflitti all'interno della famiglia e che funge anche da canale tra la famiglia e l'esterno. Il bambino si arma e questo secoli fa rappresentava una riproduzione del loro futuro di uomini combattenti, posti a protezione dell'ordine sociale. Mi sembra quindi che si possa dire che mentre l'uomo si è trovato dinnanzi ad una vera trasformazione del suo ruolo sociale e pertanto il suo giocare oggi rislta essere più fantasioso, la donna comunque, per il solo fatto che è naturalmente portata a rivestire una determinata posizione (si consideri per esempio la condizione di madre), riproduce nell'infanzia un gioco meno allettante, perchè più realistico...

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  5. Sembra molto interessante! Di che rivista si tratta?
    Ora che ci stiamo addentrando nel gioco dei bambini, mi viene in mente che mentre tua madre aveva il timore di vederti crescere in un mondo di lapislazzuli (questi lapislazzuli mi piacciono molto), mio padre, se mi vedeva giocare con i pentolini, mi ammoniva così: "i pentolini non portano a niente, a meno che tu non voglia diventare una cuoca".

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  6. ho sempre voluto essere Aurora, o Amy in Piccole donne...principesse molto amate il cui destino è nell'essere amate , persino viziate d'amore. Lo sono stata per anni. Ora mi sento sempre un po' Aurora, ma Aurora del nuovo millennio, Aurora che deve scendere dal piedistallo e darsi da fare perchè anche l'essere amate è qualcosa che va conquistato e richiede pazienza, fiducia e sacrifici. Sulla porta di casa del mio ragazzo, l'ultima cosa che vediamo prima di uscire la mattina per andare a studiare o lavorare o quello che vi pare, è una scritta sul muro, calligrafica, bellissima, che dice

    "creati, disciplinati, fatica"

    Aurora, nel 2012, ha tutto da dover conquistare. Tutto sommato, è pronta.

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    1. Grazie A.
      L'Aurora del 2012 mi piace molto e credo che una principessa paziente, fiduciosa, pronta al sacrificio, che sappia crearsi, disciplinarsi e che non tema la fatica, debba matematicamente essere viziata d'amore. Magari da un principe azzurro, sicuramente da altre principesse.

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